martedì 31 dicembre 2019
venerdì 27 dicembre 2019
lunedì 23 dicembre 2019
domenica 22 dicembre 2019
In Occidente i più bravi in matematica sono i veneti
Non sono dell’idea di prendere i dati Ocse
come oro colato. Anzi. L’Ocse è uno strumento che viene usato come una
clava per orientare la politica da tanti anni, attaverso un uso
decontestualizzato di dati e grafici.
Detto
questo, non può però che sorprendere il dato appena reso noto dalle
rilevazioni Ocse-Pisa sul rendimento in matematica degli italiani. La
stampa nazionale ha dato grande risalto ai risultati sulla comprensione
dei testi, che vede i quindicenni italiani poco capaci nella lettura. Il
dato è stato pompato eccessivamente dai media perchè non risulta un
grande scostamento dagli altri paesi dell’area Ocse, ma ha fatto
emergere senz’altro una cosa: non è per nulla vero che la scuola
italiana è troppo sbilanciata verso le discipline cosiddette
“umanistiche” a scapito delle “scientifiche”. Semmai sta emergendo
l’esatto opposto. Gli italiani in matematica non se la cavano
niente affatto male, ed il coefficente utilizzato nei report per
misurare il livello di comprensione matematica, ad esempio, risulta
superiore a quello dei lussemburghesi, degli spagnoli, degli americani e
dei belgi. Dunque, a dare retta ai risultati Ocse, gli italiani sono
competenti in matematica in misura soddisfacente, e di sicuro più di
quanto lo siano nella comprensione di un testo scritto.
Ma se i
dati delle rivelazioni rovesciano quello che l’opinione pubblica
solitamente dice (troppo latino, troppa letteratura e gne gne gne…), è
il dato sul Veneto e la matematica quello che fa letteralmente
sobbalzare sulla sedia. I quindicenni veneti, infatti, risultano essere
in matematica in più bravi di tutto l’Occidente, secondi solo agli
studenti asiatici di Cina, Giappone e Corea.
Sarebbe
allora interessante realizzare uno studio che spieghi i motivi di
questa stranezza. Fra l’altro, confrontando il dato del 2018 con quelli
degli anni scorsi, il risultato non cambia. Anche se i media si guardano
bene dall’evidenziare queste informazioni, gli studenti veneti
risultano i migliori occidentali in matematica da diversi anni.
Nell’attesa
che qualcuno si metta di buzzo buono e realizzi il paper esplicativo,
il sottoscritto, da veneto, prova ad abbozzare alcune ipotesi.
- i veneti sono ambiziosi
- i veneti sono molto pratici
- i veneti sono molto motivati
Ovviamente,
a detta di molti, noi veneti siamo anche lamentosi, antipatici e
ubriaconi. Requisiti niente affatto trascurabili per saper fare di
conto.
Fonte:
Cosa si nasconde dietro le quinte?
Un piccolo passo indietro.
C’è da dire che probabilmente siamo già
al punto finale della faccenda. L’hanno già detto, senza tanti giri di
parole: chi non accetta la magica trasformazione delle ipotesi scientifiche in indiscutibili verità metafisiche va semplicemente curato. Ne avevamo già discusso qui: le tecniche ci sono. E sono pronte. E secondo la tecnica d’ingegneria sociale della “Finestra di Overton” ne stiamo già cominciando a parlare. Questo significa una cosa sola: avanziamo spediti verso il controllo totale. Controllo che passa e si realizza attraverso l’imposizione di dogmi nuovi, perché no, anche di natura climatica.
Scrive Roberto Marchesini su la Nuova Bussola Quotidiana:
Ci siamo. La tesi di uno psicoterapeuta bavarese: chi non si mostra «adeguatamente interessato all’imminente distruzione del mondo così come lo conosciamo» va curato. Ha «problemi psicologici» che richiedono una psicoterapia. Siamo allo psicoreato e all’ingegneria sociale nel segno del climatismo. Ci mancava solo questa. Sulla rivista della Camera Federale degli Psicoterapeuti (l’equivalente dell’Ordine degli Psicologi) della Baviera è comparso un articolo scritto dal giovane psicoterapeuta Fabian Chmielewski intitolato «La negazione dell’apocalisse. Affrontare la crisi climatica dal punto di vista della psicoterapia esistenziale». La tesi dell’articolo è semplice: chi non si mostra «adeguatamente interessato all’imminente distruzione del mondo così come lo conosciamo», chi non prova «la risposta emotiva appropriata» di fronte a questa «apocalisse» (cioè il panico, come suggerito dall’«attivista climatica Greta Thunberg»), va curato. Ha «problemi psicologici» che richiedono una psicoterapia.
Superfluo raccomandare la lettura del
pezzo intero qui sopra citato: Marchesini è sempre tagliente ed
illuminante. Vale la pena riflettere su quello che scrive.
Ora, un passo avanti.
Primo: chi pensa col proprio cervello, va curato
Quindi un primo dato: ci si sta muovendo – con grande anticipo rispetto a quello che avevo previsto – sul piano della cura-rieducativa. A suon di elettrodi nel cervello, i dissidenti vanno curati, ovvero ri-educati. Come per l’omofobia, come per il sovranismo, come per tutto il resto. Tra un po’ anche per la fede, ovviamente.
Cambio di marcia.
Ecco ora il mio post:
Credo che si possa facilmente immaginare le polemiche che ha suscitato presso i lettori più “green“.
E non mi sarei aspettato nulla di diverso, per carità. Quello che
invece mi ha colpito è stato il seguito di commenti piccati provenienti
non da lettori sconosciuti, ma da persone che stimo e che so di per
certo a loro agio nel variegato mondo della scienza (senza l’acca
finale).
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